I Muri in pietra a secco: un'opera d'arte senza tempo

Dal 2018 patrimonio immateriale UNESCO, l'arte dei muri a secco rappresenta “una tradizione vivente che si è sempre più perfezionata in funzione di una gestione sostenibile del patrimonio culturale, delle terre coltivate, delle abitazioni e del loro contesto”.

I Muri in pietra a secco: un'opera d'arte senza tempo

Per ammirare un capolavoro scultoreo non è indispensabile andare a Roma nella basilica di San Pietro e commuoversi davanti alla Pietà di Michelangelo o rimanere a bocca aperta di fronte alla grandiosità del Colosseo; né salire sull'acropoli di Atene e incantarsi alla vista del Partenone; né percorrere la Valle dei Templi a Siracusa o la muraglia cinese; né sentirsi piccoli piccoli sulla spianata egiziana delle Piramidi.
Non è neppure indispensabile che gli autori/artisti che hanno modellato queste opere stupefacenti abbiano nomi famosi, che riempiono i libri di storia dell'arte.
 
Forse senza piena consapevolezza di chi vi abita o di chi le visita, anche le valli bergamasche, soprattutto l'Alta Valle Brembana e la Val Taleggio, possiedono capolavori a cielo aperto realizzati, fin da tempi lontanissimi, da uomini che non sono passati alla storia con nome e cognome, ma che hanno comunque creato vere opere d'arte: non li chiamiamo 'scultori' (termine altisonante!) ma 'scalpellini' (in dialetto bergamasco 'picapréde').
 

Esempio perfetto dell'arte antica dei 'picapréde' è l'abitato medievale di Fraggio, in Val Taleggio, interamente costruito in pietra, dai tetti in piode ai muri degli edifici, da cui si origina un labirinto di muri a secco, con funzione sia di contenimento che divisori, per circoscrivere spazi, riparare piccoli orti, trarre terra per coltivazioni.
Il borgo è oggi ricco di costruzioni e non presenta modifiche sostanziali rispetto al passato; iInoltre vi si possono sviluppare nuovi progetti, nella consapevolezza però della necessità di sopperire alla mancata manutenzione dei sentieri, per ora non abbastanza sicuri.    
Il valore dei manufatti degli scalpellini è stato ed è tanto grande che 'l'Arte dei muretti a secco' dal 2018 è entrata a far parte del patrimonio immateriale dell'umanità dell'Unesco. Nel 2020 la Regione Lombardia ha riconosciuto il profilo professionale di Operatore delle Costruzioni in Pietra a Secco.

Chi ha eretto un 'muro a secco' ha utilizzato la stessa tecnica edilizia e lo stesso strumento base di uno scultore, lo scalpello, servendosi, come materiale da costruzione, della pietra locale, senza alcuna aggiunta di leganti o malte, con l'eccezione talvolta di terriccio.
I nostri scalpellini con le piode hanno ricoperto i tetti a doppia falda delle architetture rurali e hanno costruito, nel corso dei secoli, sempre con la tecnica tradizionale a secco, edifici rurali e prodotti di varia natura.
I muri a secco costituiscono i primi esempi di manufatti ad uso agricolo, comuni a tutte le culture umane primordiali, adoperati per costruire le pareti perimetrali degli edifici e i muri di contenimento dei terrazzamenti e delle pavimentazioni delle mulattiere, di per sé non facili da percorrere.


Le strutture di pietra a secco sono diffuse nella maggior parte delle aree rurali, ma non sono sconosciute anche nelle aree urbane. La  loro tradizione si è mantenuta nel tempo: gli artigiani di oggi l'hanno evoluta ma, nel rispetto dei loro predecessori, ne hanno sempre  salvaguardato l'origine storica e l' identità. Per questo meritano il nostro convinto grazie, anche perché continuano a testimoniare il rapporto armonioso tra uomo e natura: i loro manufatti infatti prevengono le valanghe, le frane e le slavine, arginano le alluvioni, promuovono la biodiversità, favoriscono condizioni microclimatiche per l'attività agricola e riducono l'erosione del suolo e la desertificazione.
 
In segno di riconoscimento di un bene tanto prezioso, chiunque vive stabilmente o percorre saltuariamente luoghi come Fraggio in Val Taleggio o la contrada Pagliari sopra Carona in Val Brembana, chi si aggira fra spazi ancora preservati dalla cementificazione che tutto omologa ha un compito importante: rispettarli, raccogliere idealmente, come in una corsa a staffetta, il testimone di chi li ha amati prima di loro, cui è dovuta la massima riconoscenza.
 

E' un'eredità impegnativa ma impagabile è il compenso che ne deriva, cioè la condivisione di esempi di vera arte. 

Consapevole di ciò, l'Associazione Castanicoltori di Averara insieme al Comune di Averara per il terzo anno consecutivo sostiene il 'Progetto muri a secco', in un percorso di valorizzazione di una tecnica di costruzione che affonda le sue radici in un tempo lontano: tre weekend introduttivi di manutenzione e risanamento di muri a secco con la guida di Simone Lorandi socio di Itla Italia e un corso introduttivo estivo sulla tecnica di costruzione della pietra a secco con il mastro artigiano Tommaso Saggiorato dell’Associazione Itla Italia

@genEthic

Lo scrittore Mario Rigoni Stern, riferendosi ai muretti a secco del suo amatissimo Altopiano di Asiago, scrive: 'Ad aprile, con l'arrivo del cuculo, i lavori finiti apparivano così ordinati, precisi e armoniosi da ingentilire il paesaggio ed erano così belli all'occhio da far chiamare quel luogo 'i Giardini'.
Quanti di questi 'giardini' abbelliscono anche la nostra Valle!
 

Informazioni utili

Progetto Muri a secco Averara.
Associazione Castanicoltori Averara insieme al Comune di Averara e in collaborazione con Itla Italia:

  • 7-8-9-10-11 agosto 2023
  • 9-10 settembre 2023

Per informazioni e iscrizioni: info@castanicoltoriaverara.it