Comuni

I comuni del nostro territorio

Algua è un comune di 752 abitanti. Situato in Val Serina, laterale della val Brembana, dista circa 24 chilometri da Bergamo.
Il comune è l'insieme di quattro frazioni: Pagliaro, Sambusita, Rigosa e Frerola.
Una curiosità, dall'11 marzo 1948 in seguito alla ricostituzione del comune di Costa Serina, Algua non ha più continuità territoriale perché è diviso in due parti distinte proprio dal comune di Costa Serina e nel punto più vicino le due parti distano, in linea d'aria, oltre 1.600 metri.
Secondo recenti studi, l'origine etimologica del nome sembrerebbe derivare da acqua, elemento di cui la zona risulta essere ricchissima, dato che sul territorio sono presenti innumerevoli sorgenti e piccoli torrenti.
Un'altra versione riguardante l'origine del toponimo sarebbe riconducibile all'esistenza di un guado sul torrente Serina. Al guado sarebbe poi stato abbreviato in Algua.
In epoca recente è da ricordare un evento naturale, dalle conseguenze disastrose, che avvenne nell'anno 1888. Una frana colpì il nucleo abitato di Truchel, seminando morte e distruzione. Questo evento portò però all'ostruzione del corso del torrente Serina, che andò a formare un laghetto, tuttora esistente, chiamato appunto laghetto di Algua
I primi documenti che attestano l'esistenza del borgo risalgono all'anno 917, quando si fa menzione di un abitante della zona di Averara.
È in assoluto il testo più antico per ciò che concerne tutta l'alta valle Brembana, tanto da far credere che con il toponimo si intendesse tutta la zona che veniva comunemente indicata con il nome di valle Averara, comprendente anche i vicini Santa Brigida,Cusio, Olmo al Brembo, Ornica e Cassiglio.
È usanza comune credere che tuttavia i primi insediamenti stabili in questa zona siano riconducibili all'epoca delle invasioni barbariche, quando le popolazioni soggette alle scorrerie si rifugiarono in luoghi remoti, al riparo dall'impeto delle orde conquistatrici. In particolar modo si presume che siano stati gli abitanti della vicina Valsassina ad arrivare per primi (presumibilmente attorno al VI secolo), come testimoniano alcuni toponimi uguali tra le due zone.
In epoca medievale il borgo rivestì un ruolo di discreta importanza, essendo l'ultimo paese posto sulla via che conduceva inValtellina, nel Grigioni. Essendo terra di confine, era dotato di una dogana e di due torri a scopo preventivo. La costruzione della Via Priula accrebbe l'importanza del paese, che divenne un importante snodo commerciale nell'alta valle.
Il termine della dominazione veneta ed il conseguente avvento della Repubblica Cisalpina portò grandi cambiamenti ad Averara, che si trovò inglobata nel cantone dell'alta Valle Brembana, con capoluogo a Piazza Brembana, e si vide revocati numerosi privilegi che la Serenissima aveva garantito per secoli all'intera zona.
A causa di questo si verificò un vero tracollo nei trasporti, che provocò il costante abbandono della Via Priula, che cadde in uno stato di abbandono, con conseguente ripercussioni negative sull'economia del borgo.
Gli anni seguenti videro succedere alla dominazione francese quella austriaca, fino al 1859, quando nacque il Regno d'Italia. In questi anni non si verificarono episodi di rilievo, con la gente dedita a vivere dignitosamente con ciò che la natura offriva.
Soltanto negli ultimi decenni ha cominciato a prendere sempre più piede l'industria del turismo, che sta risollevando il borgo dopo un periodo di lento ed inesorabile spopolamento.

Il territorio, composto da numerosi piccoli nuclei abitativi, è immerso nella natura ed offre un ottimo colpo d'occhio. È quindi possibile svolgere un'innumerevole quantità di escursioni, adatte ad ogni tipo di esigenza.
Nel centro abitato spicca la via porticata, un tempo utilizzata per i commerci, in ottimo stato di conservazione, con stemmi e dipinti risalenti al XV ed al XVI secolo.
Merita inoltre menzione la chiesa parrocchiale, dedicata a San Giacomo, che custodisce opere scultoree di buona fattura. È inoltre presente un organo di produzione della famiglia Serassi.
Molto caratteristiche sono inoltre le piccole chiese di San Pantaleone, risalente al XV secolo, con un campanile a bifore, e quella della Madonna della Neve, in località Valmoresca.

Aviatico è un comune di 515 abitanti, posto sull'altipiano, che condivide con Selvino, che sovrasta la val Seriana e la Val Brembana.
Il territorio di Aviatico è situato ad un'altezza di circa 1.020 m s.l.m. sulle pendici occidentali dei monti Cornagera e Poieto.
Leggermente più elevato rispetto all'altopiano di Selvino, comprende nel proprio territorio le frazioni di Ama, Amora e Ganda. Nonostante geograficamente e storicamente sia considerato parte della val Seriana, il capoluogo orograficamente ricade nella val Serina, tributaria della val Brembana, mentre solo le frazioni sono incluse nell'impluvio seriano.
I limiti comunali sono dati a Nord dalla Forca, piccolo valico tra i monti Cornagera e la cresta del monte Suchello, mentre a Nord-Est confina con la val de Gru e la parte della val Vertova ricadente nel comune di Gazzaniga. La porzione orientale è invece occupata dalla frazione di Ganda, a sua volta posta alla sommità della piccola valle del Rovaro, delimitata dai crinali del monte Ganda e Rena, delimitazioni naturali con i territori di Gazzaniga e Comenduno. A Sud-Ovest la linea prosegue a mezzacosta dalle pendici dei monti Rena fino a quelle del monte Nigromo, tratto entro il quale si incontrano Amora ed Ama. Ad Ovest si trova invece Selvino con il suo altopiano, mentre in direzione Nord-Ovest la divisione amministrativa è con Rigosa, frazione di Algua, e con Costa Serina.
Per ciò che concerne l'idrografia, non sono molti i corsi d'acqua che attraversano il territorio comunale. Si tratta per lo più di piccoli torrenti che raccolgono le acque in eccesso provenienti dai monti circostanti, e si sviluppano poi nel fondovalle seriano. Tra questi vi sono il Rovaro, l'Albina ed il Valgua.
Recenti studi farebbero risalire i primi insediamenti stabili addirittura all'epoca romana: tale ipotesi è suffragata dall'origine etimologica del nome, che deriverebbe dal nome proprio di persona Bellelo.
Già allora il territorio era cosparso di innumerevoli agglomerati urbani di minuscole dimensioni, caratteristica che il paese ha mantenuto nel corso dei secoli. Le località Brevieno, Ghisalerio ed appunto Blello (oltre a numerosi casolari sparsi), che compongono il territorio comunale, sono unite ideologicamente tra loro dalla chiesa parrocchiale, dedicata all'Annunciazione di Maria. Edificata nel corso del XVIII secolo sul Monte Faggio, e ristrutturata un secolo più tardi, presenta opere pittoriche dei pittori locali Quarenghi e Pollazzo.
Nel corso dei secoli Blello ha sempre mantenuto le caratteristiche del piccolo borgo montano, con un numero limitato di abitanti per lo più dediti a vivere di ciò che la natura forniva loro.
Conseguentemente le attività principali sono sempre state quelle del pastore, dell'allevatore, del boscaiolo e del carbonaio, ovvero colui che trasformava la legna in carbone vegetale.
Poche sono quindi le informazioni storiche del paese che parecchi secoli fa gravitava politicamente nell'orbita della Valle Imagna: ora inserito nel contesto sociale ed economico della Valle Brembilla, dipende amministrativamente dalla Val Brembana.
Si sa comunque che i piccoli borghi che compongono Blello furono soltanto marginalmente interessati dalle lotte di fazione, avvenute in epoca medievale, tra guelfi e ghibellini. Qui infatti non si verificarono episodi di cronaca, anche se spesso persone dei paesi vicini, in fuga dalle persecuzioni perpetrate dall'una o dall'altra parte, si rifugiavano in questi posti isolati.
Gli abitanti stessi infatti, al pari di quelli del vicino comune di Gerosa, cercarono sempre di mantenersi estranei alle dispute di potere, cosa che garantì loro tranquillità al riparo da scontri e ritorsioni sia durante le suddette lotte, sia dopo l'avvento della Repubblica di Venezia.
I secoli successivi non videro fatti di rilievo coinvolgere la piccola comunità che, forte del proprio isolamento, seguì le vicende del resto della provincia senza parteciparvi in modo diretto.
A partire dal XX secolo il paese cominciò a risentire di una forte emigrazione dei propri abitanti, attratti da maggiori opportunità professionali ed economiche fuori dal territorio comunale, facendo diventare Blello il comune più piccolo di tutta la provincia.
Recentemente la diversificata occupazione economica e un migliorato assetto viario, che permette la comunicazione con la Valle di Brembilla e la Valle Imagna, consentono a chi non vuole perdere le proprie origini potendo accedere alle strutture dei centri più vicini. Questo ha permesso un piccolo sviluppo del turismo, adatto a chi vuole godersi la tranquillità della natura ammirando il panorama di tutta la piccola vallata.
Bracca ha origini abbastanza controverse (dal latino Bracha). Escludendo la derivazione del nome dalla brocca dell’acqua, esistono molteplici ipotesi: braccare, braccia, punta, manciata di casa e infine, la più plausibile, sentiero. La prima citazione del comune risale a un documento del 1186 nel quale il vescovo concesse agli abitanti il diritto di pascolo. Si data al 1234 la definizione dei confini comunali di Bracca – Lepreno, che costituivano un unico comune. Durante l’epoca viscontea, nel 1392, Bracca fu unita a Serina; dal 1428 è comune autonomo. Bracca va ammirata nelle numerose e belle frazioni, attraverso le mulattiere e con le sue pietre foriere di storia e durante le principali feste, quali quella delle castagna e del tartufo.
Il toponimo Branzi sembra derivare dalla voce dialettale Branz, ovvero dente della forca, attrezzo utilizzato per raccogliere il fieno. I primi abitanti della zona pare siano stati i Romani, i quali cominciarono a sfruttare le miniere di rame presenti sul territorio, così come nei paesi limitrofi (in particolar modo Isola di Fondra).
Nel XVI secolo entra a far parte della Repubblica di Venezia e in questo periodo si sviluppò ulteriormente l'attività estrattiva, che affiancò al rame anche il ferro, e la produzione delle piodere, ovvero le pietre di ardesia utilizzate ancora oggi nella costruzione dei tetti.
Il paese dà il nome anche al tipico formaggio locale, il Branzi, utilizzato per la preparazione della celebre Polenta Taragna.
Soltanto negli ultimi decenni ha cominciato a prendere sempre più piede l'industria del turismo, che sta risollevando il borgo dopo un periodo di lento ed inesorabile spopolamento.

STORIA DEL PAESE
Camerata Cornello è tra i paesi più antichi della Valle Brembana. È presumibile, anche se non ci sono prove documentarie, che i primi nuclei abitati si siano costituiti già nell’alto medioevo a seguito delle invasioni barbariche che avevano costretto le popolazioni della città a rifugiarsi nelle meno accessibili vallate.
Le prime testimonianze scritte relative al paese risalgono all’anno Mille. Il più antico toponimo di cui si ha notizia riguarda l’abitato di Cespedosio, Cespedusso, citato in una pergamena capitolare del 1093. La prima citazione di Camerata,  è invece del 1181 e in altri documenti della stessa epoca appaiono anche i nomi di Cornello, Bruga, Darco, Orbrembo e Brembella. Quanto al toponimo “Camerata”, l’etimologia è incerta e si può far risalire alla presenza nella zona di un edificio fortificato e dotato di aperture ad arco.
Inizialmente la storia di queste piccole comunità non si discostò affatto da quella degli altri paesi della Valle Brembana sottomessi al regime feudale dei vescovi di Bergamo; quindi in epoca comunale il paese appartenne per un certo periodo al comune di San Pietro d’Orzio dal quale si rese autonomo nel corso del Trecento.
Quando a Bergamo si istaurò il dominio visconteo, Camerata fu inserita nel vicariato della Val Brembana Superiore e vi rimase anche per tutti i secoli della dominazione veneta (1428-1797).
Alla fine del Cinquecento, stando alla relazione di Giovanni Da Lezze, il comune contava 320 anime, suddivise in 73 famiglie. A quell’epoca il capoluogo era Cornello, la cui importanza come sede di mercato e luogo di transito lungo la Via Mercatourm era notevolmente cresciuta nei secoli precedenti.
Accanto alle attività commerciali, il paese era dedito all’agricoltura e alla zootecnia. Alcuni mulini e impianti per la lavorazione della lana completavano il quadro economico di una comunità che traeva dal proprio interno ogni fonte di sostentamento.
La vita del paese non subì apprezzabili variazioni fino al termine della dominazione veneta (1797).
Grosse difficoltà economiche e sociali subentrarono invece nell’Ottocento, sotto la dominazione francese e austriaca e poi con il nuovo regno d’Italia.

(Fonte: Tarcisio Bottani, Camerata Cornello da Vivere, Camerata Cornello, 2000.)


Il territorio comunale, situato in un contesto naturalistico d'alto profilo, permette un'innumerevole quantità di escursioni adatte ad ogni esigenza. Tra le altre si segnalano l'ascesa al Monte Aga ed al Pizzo del Diavolo di Tenda, ma anche quelle al Rifugio Laghi Gemelli, al Rifugio Fratelli Calvi ed al Rifugio Fratelli Longo, questi ultimi due meta di numerose arrampicate in mountain-bike.
Durante il periodo invernale il paese, consorziato con i comuni vicini, vanta numerose opportunità per gli amanti dello sci alpino e sci alpinismo, con collegamenti con la stazione di Foppolo. A mezz'ora di cammino dal centro abitato, salendo verso il rifugio Fratelli Calvi, si trova il caratteristico borgo di Pagliari. Si tratta di un piccolo agglomerato urbano in stile rustico, con le case costruite inardesia e senza le fondamenta, tanto da essere chiamato la contrada di pietra. Percorso per lungo tempo da viandanti e contrabbandieri che transitavano per evitare la dogana del Passo di San Marco, ha origini risalenti al XVI secolo. 
Il territorio è immerso nella natura ed offre un ottimo colpo d'occhio. È quindi possibile svolgere un'innumerevole quantità di escursioni, adatte ad ogni tipo di esigenza.
Il borgo storico è rimasto immutato negli ultimi decenni, mantenendo il fascino caratteristico dei piccoli centri di montagna.
Particolare fascino riveste la chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo, con parecchie case costruite nello stesso nucleo della chiesa stessa. Su una di queste, detta Casa Milesi, è raffigurata una danza macabra molto interessante. La chiesa, edificata nel1611 ed ampliata a più riprese nei secoli seguenti, presenta tele ed affreschi di numerosi artisti locali ed un organo molto rinomato, di produzione Serassi. Durante i lavori di restauro dell'organo eseguiti nel 2007, la paternità dello strumento è stata attribuita, sulla base di alcune lettere in inchiostro di china poste sulle copertine dei somieri di basseria, ad "Angelo Bossi 1800".
Dal latino cornus=roccia, rupe e albus=bianco. Il toponimo fa riferimento alla falesia, che sovrasta l’abitato e più di ogni altro elemento segnala e distingue il territorio. Il poeta Virgilio, in uno dei suoi viaggi, ne ammirò la bellezza selvaggia e, nel darle il nome di Corna Bianca per il suo ergersi immacolato dalle brume della valle, la venerò come dimora degli dèi. Legata alla maestosa roccia la leggenda degli gnomi con le catene. La falesia che protegge il paese e gli abitanti dai venti freddi di montagna impressiona da quanto è vicina e possente. Rapisce le emozioni e incute timore che possa arrivare ad abbracciare l’abitato. Ma gli gnomi che da sempre popolano i boschi di montagna, si danno il turno per tenere ancorata a terra la roccia con delle grosse catene. Mai si sono distratti e la prima domenica di Agosto si ringraziava questo loro gravoso impegno con la benedizione delle catene e delle corde che i contadini utilizzavano quotidianamente nel loro lavoro.
In splendida posizione panoramica, lungo la Via Mercatorum, il comune si affaccia a dominare il fondo valle. Le origini sembrano risalire al I secolo a.C., ai tempi della dominazione romana, quando tutta la valle Serina era riunita sotto il municipio di Bergamo. I primi documenti scritti che attestano l’esistenza del paese sono del 1186, quando si fa menzione di una concessione elargita dal vescovo di Bergamo ad alcuni abitanti della zona, mediante il prete del borgo. In epoca medievale il paese assunse un ruolo di notevole importanza. In quel periodo il comune aveva la denominazione di Costa di Sambusita e fu uno dei primi della zona ad autoregolamentarsi mediante un proprio statuto comunale: nel proprio territorio comprendeva anche le località di Sambusita e di Rigosa, ora invece riunite nel comune di Algua, e tutti i piccoli nuclei abitativi posti alla sinistra del torrente Serina. Soltanto nel corso del XV secolo il paese cambiò denominazione, assumendo l’attuale Costa Serina.
Inserito in un contesto naturalistico di grande spessore, il territorio comunale offre un ventaglio invidiabile di opzioni a chiunque voglia soggiornarvi: si va dal trekking, e relative escursioni impegnative, a semplici passeggiate adatte a chiunque voglia passare qualche momento a contatto della natura. Durante il periodo invernale la zona diventa meta di numerosi sciatori grazie agli impianti presenti nella zona del Monte Avaro, consorziati tra i vari paesi della valle Averara.
Storicamente interessante è il vecchio palazzo della Dogana Veneta, posto al valico di Salmurano, anche se ormai si trova in condizioni fatiscenti.
Merita menzione anche la chiesa parrocchiale di Santa Margherita, risalente al XV secolo e riedificata nel XVIII secolo, custodisce opere di buon pregio, tra le quali spicca un polittico di Andrea Previtali.

Dossena (da Dorsum, nonchè il dosso sul quale si è sviluppato il nucleo abitativo) è un comune italiano di 974 abitanti a cavallo tra la Val Serina e la Val Brembana, in provincia di Bergamo.I primi insediamenti presenti sul territorio paiono risalire all'età del bronzo in corrispondenza della scoperta di miniere di ferro, calamina e galena. Proprio per questa ragione Dossena è considerata il primo insediamento stabile in Valle Brembana. Lo sfruttamento delle miniere ha reso il paese un importante centro già dall'epoca etrusca, e tale condizione ha permesso poi  la costruzione di mulattiere di collegamento che facilitavano le operazioni e gli spostamenti commerciali, prima fra tutte l'antica Via Mercatorum, recentemente recuperata e dunque tuttora percorribile. Recuperate sono anche le antiche Miniere di florite, oggi accessibili tramite suggestive visite guidate. Questo tranquillo paese inoltre ha un'importanza storica nella Valle perchè era sede della prima chiesa arcipresbiterale in Valle Brembana, oggi sede di alcuni quadri di Paolo Veronese, e perchè proprio a Dossena soggiornò Leonardo da Vinci, il quale si dilettò in studi per migliorare le capacità delle miniere e rendere possibile un loro recupero. A dare ulteriore peculiarità al paese sono i Murales che lo adornano, opere degli anni 80 di  vari artisti, primo fra tutti Filippo Alcaini, con molte scene di soggetto sacro o profano.Da vedere è anche la cosiddetta Mascherada de Dosséna, festa che si svolge a carnevale e celebra il termine dell'inverno, stagione fredda e poco favorevole alle pratiche contadine.
Il territorio di Foppolo si divide in parecchie contrade: Arale, Costa, Moretti, Piano, Rovera, Sponda, Teggie, Cortivo, e Vendulaperto. Molte di queste sono disabitate, ma mantengono intatto lo stile rurale che le ha contraddistinte nel corso dei secoli.
Il nucleo storico invece ha visto stravolgere il proprio aspetto nel nome del turismo: centinaia di appartamenti, adibiti alla funzione di “seconde case”, costruiti un po' ovunque, hanno completamente snaturato l'originale paesaggio.
Dal punto di vista storico, si può ancora ammirare la chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Maria Assunta. Edificata nel XVIII secolo in luogo di un'altra, originaria del XV secolodistrutta da una valanga, è composta da tre altari e custodisce opere di buon pregio, tra le quali una Pietà in legno del XV secolo. Si possono ancora ammirare le varie contrade di antica realizzazione, rimaste ancora intatte.
Isola di Fondra è un comune italiano di 191 abitanti della provincia di Bergamo, in Lombardia. Situato nell'alta Val Brembana, dista circa 45 chilometri a nord dal capoluogo orobico. Il comune unisce due centri di antica fondazione: soprattutto Fondra dove erano miniere di ferro, pirite, rame e metalli argentiferi. Del resto l'etimologia di Fondra sembra convalidare l'originaria esistenza delle fonderie che lavoravano i minerali estratti. Si ha notizia che nel '600 l'abilità dei valligiani era conosciuta ed apprezzata fuori provincia e all'estero, dove molti emigravano stagionalmente uniti in gruppi familiari: Paganoni, Michetti, Vitali, Scuri, ... E questo nonostante le minacce di Venezia, che per ragioni strategiche ostacolava l'emigrazione delle maestranze qualificate fuori dal suo territorio. Le contrade di Pusdosso, Comelli, Foppa e Forcella, che nelle decorazioni affrescate degli intonaci documentano il fastigio di un passato fiorente, erano allineate sulla "Via del Ferro", ancora leggibile in diversi tratti per l'ampiezza del tracciato e la regolare connessione dell'acciottolato


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Lenna è un comune italiano di 662 abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia. Situato nell'alta Val Brembana, alla confluenza tra i due rami del fiume Brembo, si trova a circa 28 chilometri a nord del capoluogo orobico. Il comune fa parte della Comunità Montana della Valle Brembana.Il territorio comunale offre ottimi colpi d'occhio, grazie al contesto naturalistico in cui è immerso. Numerose sono quindi le possibilità diescursioni sui monti circostanti, adatte ad ogni esigenza: dal principianteall'utente più esperto ed esigente.
A partire dal 2007 èstata inoltre inaugurata la ciclovia della valle Brembana, che costeggia il corso del fiume Brembo, offrendo lo spunto per passeggiate o gite in bicicletta.

Inserito in uno scenario naturalistico mozzafiato, offre numerose possibilità di svago al turista: dalle numerose escursioni adatte a tutte le esigenze (con meta o partenza dal Rifugio Cà San Marco), alla pratica della pesca nei numerosi torrenti che costellano il territorio, agli sport invernali, primo fra tutti lo sci alpinismo.
Molto caratteristico è il palazzo che ospitava la dogana veneta. Posto in centro al paese, porta ancora gli stemmi risalenti alla dominazione veneta.
Anche la chiesa parrocchiale è degna di nota. Edificata nel XVI secolo ed intitolata a San Giovanni Battista, presenta un'importante opera pittorica di Lattanzio di Rimini ed un altare in marmo nero.
Merita menzione anche il caratteristico borgo di Sparavera, piccola frazione a sud del capoluogo, con le abitazioni rurali in pietra.
Moiode' Calvi è un comune italiano di 213 abitanti della provincia di Bergamo, in Lombardia. Situato nell'alta Val Brembana, dista circa 40 chilometri a nord dal capoluogoorobico. Piccolo borgo incastonato tra i monti, non annovera episodi di spessore nella sua storia. Storia fatta dalla quotidianità dei propri abitanti, da sempre dediti al lavoro che la natura offre, dall'allevamento alla produzione del carbone di legna. Il poggio di Moio venne scelto come residenza di villeggiatura dalla nobile famiglia Calvi d'origine veneziana, che aveva in zona un'ampia riserva di caccia. A lungo andare qualcuno dei discendenti vi fissò stabilmente la propria dimora, integrandosi con i residenti locali che erano dediti all'attività contadina. Ed infatti ancora oggi, accanto ad articolate architetture contadine rustiche e porticate, tipiche della vallata, si notano altri edifici di tono superiore, con decorazioni e fregi riconducibili allo stile veneziano.
Il primo documento che attesta l'esistenza del paese risale all'anno 1194, quando si cita il borgo di Olmo in un atto riguardante un'investitura. Recenti studi indicano comunque che i primi insediamenti fossero antecedenti all'XI secolo. Il toponimo deriva certamente da Ulmus, ovvero la pianta di olmo, particolarmente presente sul territorio in quei tempi.
Posto sul territorio del Sacro Romano Impero, fu ceduto da Carlo Magno ai monaci dell'abbazia di Tours. Successive permute ed investiture videro le zone passare sotto il comando della famiglia dei Della Torre.
Questi avevano il predominio anche sulla vicina Valsassina, sede del feudo, che di conseguenza divenne il centro di riferimento per il paese di Olmo e gran parte della valle. Successivamente il comando passò alla famiglia dei Visconti, che concesse statuti speciali, sgravi fiscali ed una grande autonomia.
L'arrivo della dominazione veneta confermò i privilegi precedentemente accordati e favorì i traffici commerciali, già floridi grazie alla presenza della Via Mercatorum, arteria dei traffici con la vicina Val Seriana. La Serenissima costruì una nuova strada, la Via Priula, che collegava direttamente il capoluogo Bergamo con il canton Grigioni, nell'attuale Valtellina. A tal riguardo era presente, in località Malpasso, una dogana che serviva per i trasportatori che scendevano dal Passo di San Marco, che fu in funzione fino al termine delXIX secolo.
In questi secoli si venne a creare nel paese una società detta Società degli Originari, nella quale erano raggruppate tutte le famiglie residenti da più tempo nel borgo. Questo al fine di tutelare i propri interessi nei confronti dei "forestieri", ovvero coloro che, provenendo da altre zone, acquistavano terreni sul suolo comunale. Con questa associazione queste famiglie volevano mantenere i privilegi su terre passate ad altri, come la raccolta del legname, il taglio del fieno ed il pascolo degli animali.
Nel 1863, appena dopo l'unità d'Italia, il paese assunse la definitiva denominazione di Olmo al Brembo.
Il nome del paese richiama la sua posizione geografica e probabilmente deriva dall’usanza delle altre località della Valle Serina di indicare come residenti “oltre il colle” (il colle Vanini che si incontra dopo Valpiana) gli abitanti delle contrade di S. Batolomeo, Zambla Bassa, Zambla Alta, Zorzone, che costituiscono appunto il comune di Oltre il Colle. Lo stemma comunale rappresenta uno scudo diviso equamente in due ed è sormontato da una corona ghibellina, simbolo di comune libero. La partizione sinistra, in campo rosso rappresenta tre montagne stilizzate a cupole, due alla base e una all'apice, sormontate da una picca o piccone che rimandano alle miniere, in passato fonti economiche della conca . La parte destra invece è in campo azzurro, tutto lo spazio viene preso da una bella fontana zampillante: la Fonte del Drago,la cui acqua fu elemento di rilievo in tempi antichi.
Il borgo, posto alle pendici del Pizzo Tre Signori, (2.554 m) dove il torrente Valle D'Inferno, si incontra con il torrente che scende dal Monte Valletto (2.371 m), è inserito in un contesto montano, presenta numerose possibilità di escursioni adatte a tutte le esigenze. Il principale è indubbiamente la Valle d'Inferno, dalla quale partono numerosi itinerari naturalistici.

Piazza Brembana si trova in alta Val Brembana, alla confluenza tra i due rami del fiume Brembo. È il comune capoluogo della Comunità Montana della Valle Brembana. Posto all'incrocio dei due rami del Brembo, che scendono da Mezzoldo e dalla Val Fondra, il Comune di Piazza Brembana ha sempre avuto un ruolo importante per tutta l'Alta Valle Brembana. Centro amministrativo durante la dominazione veneta, capoluogo del Mandamento di Piazza nell'800, resta il punto di riferimento dei piccoli Comuni circostanti soprattutto grazie al mercato settimanale, che ogni venerdì mattina attira i valligiani per acquisti di ogni genere.
Particolarmente gradevole la passeggiata lungo il centro storico con le vie F.lli Calvi e San Bernardo nella loro nuova veste, dopo il rifacimento del fondo stradale. Oggi qui potete trovare un recente ecomuseo intitolato ai quattro fratelli Calvi, caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Nei secoli scorsi si svolgeva la vita amministrativa e sociale del paese. Vi era la sede del Comune e la Caserma dei carabinieri (odierno albergo "Gigi"), vi si trovavano i locali della Pretura occupati dal Convento di Suore Canossiane, e la Chiesetta di San Bernardo con il suo Oratorio tuttora esistenti. Fino a pochi decenni fa lungo queste vie c'erano negozi di ogni genere. Oggi la via principale centro del traffico e dei commerci è la via Belotti, mentre la vita amministrativa del paese è spostata verso il "Dosso di San Martino" dove si trovano gli uffici comunali, la Caserma dei carabinieri, e la sede della Comunità Montana.


Piazzatorre è un comune italiano di 444 abitanti della provincia di Bergamo, in Lombardia. Situato in Alta Valle Brembana, dista circa 48 km a nord dal capoluogo Orobico. Ha una superficie territoriale con un'altimetria che varia dagli 850 m s.l.m. ai 1.100 m s.l.m. 
Si è sempre ritenuto comunemente che il toponimo Piazzatorre derivi dall'unione dei vocaboli piazza e torre, a significare la piazza della torre, forse perché in quel luogo sorgeva una torre contornata da uno spiazzo. Se per la parola piazza, platea, l'etimologia è plausibile, non così è invece per torre. Infatti, se fosse valida tale ipotesi, nei documenti latini più antichi dovrebbe essere utilizzato, a seconda della declinazione, il vocabolo turris, turrim, turri.
Risulta quindi chiaro che la torre non è pertinente con l'etimologia del toponimo Piazzatorre il quale invece va riferito al vocabolotorus o taurus, (inteso come altura o terreno rialzato) che unito a platea (piazza, spiazzo) indica spiazzo rialzato, area pianeggiante situata in altura, che è poi la caratteristica geografica di Piazzatorre.
Piazzatorre, oggi, è una stazione turistica invernale ed estiva, frequentata soprattutto come centro di villeggiatura e come sede per i ritiri precampionato delle squadre sportive.

Piazzolo  è un comune italiano di 88 abitanti della provincia di Bergamo, in Lombardia. Situato nell'alta Val Brembana, dista circa 47 chilometri a nord dal capoluogo orobico. È con i suoi 88 abitanti, il secondo comune meno popolato della provincia di Bergamo, dopo Blello. 
Il nome Piazzolo deriva dalla collocazione che il borgo ha fin dalle sue origini: un piccolo spiazzo in un territorio di alte montagne. Considerando poi le dimensioni del nucleo abitativo, limitate già da allora, ecco Piazzolo. Piazzolo ha una superficie di 4,7 chilometri quadrati e sorge a 702 metri sopra il livello del mare. Il soprannome degli abitanti è “i gacc dè Piazol" (i gatti di Piazzolo) e si suppone nasca dal fatto che gli abitanti sono persone furbe e scaltre come i gatti. Nello stemma comunale sono riportati tre gatti.
 

I primi documenti che attestano l'esistenza del borgo risalgono al 1258, quando si fa menzione della suddivisione delle terre, avvenuta quasi 70 anni prima, operata dal vescovo di Bergamo in quei tempi proprietario dell'intera zona, ricevuta dagli imperatori del Sacro Romano Impero. In un atto antecedente a questo, redatto nel 1234, viene nominata la frazione Bordogna, il cui nome risalirebbe a Bordonus, probabilmente un antico abitante che disponeva delle proprietà nella zona.
Nel 1442 il paese entrò a far parte della Repubblica di Venezia.
In età napoleonica (1810) vennero aggregati al comune di Ronco i comuni limitrofi di Baresie Bordogna, che recuperarono l'autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.
All'Unità d'Italia (1861) il comune di Ronco contava 592 abitanti. Due anni dopo il comune assunse la nuova denominazione di Roncobello.
Nel 1927 vennero aggregati definitivamente i comuni di Baresi e Bordogna.

Il nome del paese deriva dalla ricchezza mineraria del sottosuolo: infatti se San Giovanni è il patrono del paese, con l'aggettivo bianco si vuole sottolineare la grande presenza di formazioni calcaree di quel colore.
L'attività estrattiva fece la fortuna del borgo che prosperò anche durante il medioevo, quando la zona venne interessata da un crescente sviluppo demografico dovuto alle migliorate condizioni di vita, ma anche all'immigrazione di numerosi nuclei in fuga dalle lotte fratricide tra guelfi e ghibellini.
I commerci vennero favoriti inoltre dalla presenza della via Mercatorum, che collegava il capoluogo con l'alta valle, nonché dalla vicinanza con la val Taleggio, che confluisce proprio all'estremità nord dell'abitato e che offriva la possibilità di raggiungere la Valsassina e la città di Lecco.
Con l'avvento della dominazione veneta i commerci ebbero un ulteriore incremento, anche grazie alla costruzione di un'altra strada, la Via Priula, che collegava Bergamo con il Canton Grigioni e che passava proprio dal centro del paese.
Le principali famiglie del paese allacciarono importanti rapporti con la Serenissima, tanto da rivestire ruoli di primo piano sia nella città lagunare che nel capoluogo orobico. Questa situazione permise anche lo sviluppo di un grande interscambio di manodopera, provocando parecchia emigrazione verso Venezia, dove la manovalanza delle genti brembane era molto apprezzata. La capacità di queste persone di lavorare indefessamente anche a fronte di scarsi guadagni fece nascere l'immagine di Arlecchino famosa maschera, le cui origini sono contese tra Venezia e Bergamo, in grado di soddisfare contemporaneamente due diversi padroni.
In questo periodo il borgo assunse una conformazione ben definita, tanto che ancor'oggi evidenzia la sua struttura originaria, risalente ad un periodo compreso tra il XV ed il XVII secolo.
Gli eventi ed i successivi regimi politici non interessarono più di tanto il paese, almeno fino alla costruzione della ferrovia della Valle Brembana, avvenuta all'inizio del XX secolo, che portò ulteriore sviluppo nella zona.
Questo paese, insieme a Camerata Cornello, fu teatro il 13 luglio 1914 della furia omicida di Simone Pianetti.
Nel 1928, durante la ristrutturazione amministrativa operata dal regime fascista, il comune di San Giovanni Bianco accorpò entro i suoi confini anche i vicini comuni di San Pietro d'Orzio, San Gallo e Fuipiano al Brembo (questi ultimi due videro parte del loro territorio assegnato anche al vicino comune di San Pellegrino Terme), assumendo così l'attuale fisionomia amministrativa.
Successivamente, con la soppressione della linea ferroviaria, avvenuta nel 1967, la zona conobbe una fase di pesante difficoltà, amplificata da infrastrutture non adeguate all'utenza.

San Pellegrino T. è la perla della Valle Brembana, scrigno di tesori liberty e di una mondanità che, grazie al richiamo internazionale della famosa acqua minerale, l’ha resa diversa rispetto agli altri paesi. Pur condividendo le stesse origini di miseria, economia di sussistenza e pestilenze, l’impulso avviato dal XIX secolo dalla nascita della società dell’omonima acqua minerale e dalle Terme ha dato il via a uno sviluppo rapido ed esponenziale leggibile attraverso le architetture che difficilmente s’incontrano negli altri comuni della valle. Non tutto del passato sanpellegrinese è Liberty: si inizia da testimonianze quattrocentesche, passando per gli edifici religiosi settecenteschi fino all’esplosione delle principali attrazioni, Casinò e Grand’Hotel, della Belle Epoque. Sino alla II Guerra Mondiale si è continuato a costruire eleganti dimore private e spazi pubblici, che regalano durante le passeggiate l’inconfondibile gusto retrò. L’itinerario inizia dal Casinò, raffigurato sull’etichetta dell’acqua minerale S.Pellegrino
Costituito da numerose frazioni, Colla, Bindo, Foppa, Carale, Cugno, Gerro, Taleggio, Monticello e Caprile superiore, il territorio comunale è inserito in un contesto naturalistico d'alto profilo. I numerosi boschi intervallati da prati favoriscono le escursioni, che risultano essere adatte a tutte le esigenze, sia per utenti esigenti ed esperti che per semplici passeggiate.
Di particolare importanza è il Santuario della Beata Vergine Addolorata. Risalente all'XI-XII secolo e ristrutturato due secoli più tardi, fu consacrato da San Carlo Borromeo nel 1566, e per molti anni fu il luogo religioso di riferimento del paese e dei quelli limitrofi, ricoprendo il ruolo di chiesa parrocchiale fino alla costruzione della nuova chiesa. Al proprio interno vi sono dipinti di spessore, tra i quali spiccano un ciclo di affreschi, stucchi e marmi policromi.
La nuova chiesa parrocchiale, dedicata naturalmente a Santa Brigida, venne costruita nel XIX secolo e possiede alcune opere provenienti dalla vecchia parrocchia. All'interno fa bella mostra di sé l'organo, di produzione di Adeodato Bossi.
Sedrina è un comune italiano di 2.555 abitanti (chiamati sedrinesi) della provincia di Bergamo, in Lombardia.
Situato all'imbocco della val Brembana, dista circa 15 chilometri a nord dal capoluogo orobico. Il comune fa parte della comunità montana della Valle Brembana. 
Le origini del paese non sono del tutto chiare, anche se pare che piccoli insediamenti fossero presenti già in epoca romana. A tal riguardo sembra che anche il toponimo risalga a tale periodo, derivando da Sedulina, diminutivo di sede.
Tuttavia gli insediamenti non si svilupparono mai in modo consistente, data la posizione molto isolata del borgo, collegato ai centri abitati più a valle soltanto tramite angusti sentieri, per via di una "strozzatura" della valle stessa appena a sud dell'abitato. Le strade più agevoli recavano soltanto a nord, in direzione Zogno e delle sue frazioni, oppure sulla destra orografica della valle, da dove si potevano raggiungere Clanezzo e Brembilla tramite ponti sospesi sul fiume Brembo, già citati in documenti risalenti al II secolo.
Tuttavia questo isolamento difese il borgo in occasione delle invasioni barbariche e delle lotte di fazione tra guelfi e ghibellini. In epoca medievale venne inserito nei territori gestiti dal Vescovo di Bergamo, ed unito amministrativamente ad Almè, da cui si separò nel corso del XIV secolo per formare il comune di Sedrina e Stabello con l'omonimo borgo posto più a nord (ora legato a Zogno).
L'arrivo della Repubblica di Venezia segnò una svolta nell'esistenza del paese: la Serenissima decise la costruzione di una strada, la via Priula, che collegava direttamente la città di Bergamo con la valle Brembana passando per Sedrina. Terminata nel 1593, quest'opera assai ardita tolse dall'isolamento commerciale Sedrina ed i paesi limitrofi grazie ad un intervento, chiamato le chiavi della Botta, che permise di superare gli ostacoli naturali siti in località Botta.

Il nucleo abitativo di Selvino si sviluppa su un altopiano compreso tra i 920 ed i 950 m s.l.m. che, delimitato dai monti Perello, Podona, Poieto e Purito, è posto sullo spartiacque tra la val Seriana e la val Brembana. Difatti, nonostante sia geograficamente che storicamente venga considerato parte della val Seriana, metà del suo territorio ricade nell'impluvio della val Serina, tributaria della val Brembana.
Da Bracca ci si dirige a Serina, che come S. Pellegrino Terme ha una lunga storia. Serina è sinonimo di paese di villeggiatura di montagna e riporta alla mente anche le vestigia del periodo veneto. Circa la fondazione di Serina, il parroco e storico serinese Don Tommaso Carrara Erasmi (1744 - 1818) scrisse che i fondatori del suo paese natale furono due alemanni, Ceronio e Carrerio “cospicui personaggi, uomini virtuosi e magnanimi”, giunti in valle con Carlo Magno alla fine dell’800 d. C. Altre fonti citano i Carraresi di Padova, alcune parlano di una famiglia Cararra già dal 1134 … resterà una vexata quaestio. Don Tommaso nomina anche 22 illustri serinesi: Suor Angela Carrara, professoressa, 13 uomini del mondo ecclesiastico tra cui 4 beati, 4 militari, 2 professori di medicina, il pittore Palma il Vecchio e il letterato Gerolamo Tiraboschi (1731 - 1794). Da visitare a Serina è il centro storico, con la casa quattrocentesca in contrada Mezza Cà e le due famose fontane venete.
Il comune si compone dall'unione di quattro nuclei abitativi: Olda, Sottochiesa, Pizzino e Peghera, situati in una zona molto soleggiata della valle Taleggio, che dà il nome al comune stesso.
Ubiale Clanezzo è un comune italiano di 1 404 abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia.
Composto dai due borghi di Ubiale e Clanezzo, e situato all'imbocco della Val Brembana, dista circa 16 chilometri a nord dal capoluogo orobico.
La storia del Comune di Val Brembilla ha inizio il 4 Febbraio 2014. Il nuovo comune è stato istituito con Legge Regionale 30 gennaio 2014, n. 3, mediante la fusione dei comuni di Brembilla e Gerosa e a seguito del risultato favorevole alla fusione, ottenuto nei due comuni, del referendum consultivo tenutosi il 1 dicembre 2013.
La storia dei comuni di Brembilla e Gerosa affonda le proprie radici nei secoli. Il comune si estende su una superficie di 31,44 Kmq, (21 kmq ex comune di Brembilla, 10,44 kmq ex comune di Gerosa), comprendendo la quasi totalità della Val Brembilla. Confina con i comuni di Sedrina, Ubiale Clanezzo, Capizzone, Zogno, San Pellegrino Terme, Blello, Taleggio, Berbenno, Corna Imagna, Capizzone, San Giovanni Bianco, Sant'Omobono Terme.
Valleve è un comune italiano di 140 abitanti della provincia di Bergamo, in Lombardia. Superate le strettoie delle ardesie strapiombanti di Branzi, dove si possono vedere all'opera i cavatori di piode, la valle torna ad addolcirsi e si apre in pascoli ed abetaie. E' la zona di Valleve, il cui nome latino significa appunto valle aperta (levis). In epoca feudale dipendeva dai monasteri di Astino e Pontida, ai quali i "Capitanei" di Valleve (i Cattaneo di oggi) dovevano riconoscere un tributo annuo per il reddito delle cave di "piode" e delle miniere di ferro, rame e argento. A questo proposito è curioso annotare che gli abati pensarono bene di integrare la percentuale di ferro a loro dovuta con altrettanti pesi di formaggio, sapendo che nel periodo estivo, in cui non si poteva lavorare in miniera per l'alto tasso di umidità, i valligiani non restavano inoperosi, ma si dedicavano all'alpeggio. La valle si affaccia dal Passo di Tartano sulla Valtellina, dove i Cattaneo avevano uguali interessi per l'uso di pascoli e miniere. Ancora oggi al Passo di Tartano, dove tra l'altro corre una linea difensiva approntata nel corso della prima guerra mondiale, il giorno di San Rocco si celebra un incontro dei valligiani e degli alpeggiatori dei due versanti. Gli abitanti di Valleve non mancano di partecipare anche alla festa della Madonna della Neve, la cui protezione è invocata a salvaguardia delle valanghe che in passato (ancora non c'erano i paravalanghe) causarono gravi lutti e rovine.
Situato in una zona votata al turismo, risente favorevolmente dell'altitudine che rende fresco e gradevole il clima in estate ed all'esposizione a sud che mitiga gli inverni. La zona ricca di boschi e montagne favorisce quindi le escursioni, che risultano essere adatte a tutte le esigenze, sia per utenti esigenti ed esperti che per semplici passeggiate.
Interessante è la chiesa parrocchiale che, intitolata a San Michele, risalta sulle altre costruzioni del paese anche grazie al campanile su cui svetta la statua del patrono. Edificata a metà del XV secolo e più volte ampliata e restaurata, l'edificio religioso custodisce al proprio interno dipinti di buon pregio, tra alcune opere di Carlo Ceresa.
L'altra chiesa presente sul territorio comunale è quella di San Carlo. Situata al di fuori dal centro abitato, risale al XVIII secolo e presenta un'architettura semplice, come semplici sono le opere in essa contenute.
Merita infine menzione la fontana posta nella piazzetta principale e costruita al termine del XIX secolo.
Valtorta (Altòrta in dialetto bergamasco) è un comune italiano di 295 abitanti della provincia di Bergamo, in Lombardia.
Situato in Val Stabina, laterale dell'alta Val Brembana, dista circa 50 chilometri a nord-ovest dal capoluogo orobico.
Piccolo borgo incastonato tra i monti, che deve l'origine del proprio toponimo alla conformazione tortuosa (valle tortuosa) che questa valletta possiede, non annovera episodi di spessore nella sua storia.
È comunque usanza comune credere che tuttavia i primi insediamenti stabili in questa zona siano riconducibili all'epoca delleinvasioni barbariche, quando le popolazioni soggette alle scorrerie si rifugiarono in luoghi remoti, al riparo dall'impeto delle orde conquistatrici. In particolar modo si presume che siano stati gli abitanti della vicina Valsassina ad arrivare per primi (presumibilmente attorno al VI secolo), come testimoniano alcuni toponimi uguali tra le due zone. In tal senso fu a lungo legata alla pieve di Primaluna, situata nella suddetta valle, con la quale il paese è collegato tramite i Piani di Bobbio, ora rinomata località turistica.
Tuttavia in epoca medievale in questo piccolo borgo, unitamente al vicino comune di Cassiglio, si sviluppò una fiorente attività estrattiva di materiali come il ferro e l'argento, con il conseguente sviluppo di attività ad esse legate, quali la lavorazione del ferro in chiodi tramite magli azionati dai numerosi corsi d'acqua che attraversano il territorio comunale. Si narra che il ferro arrivasse dallaValle di Scalve e dalla val Seriana, e per la sua lavorazione venisse impiegato un elevato numero di addetti.
Lo sfruttamento di queste potenzialità mise questa piccola valle al centro delle mire delle signorie dei Torriani prima e dei Viscontipoi.
Il tutto continuò anche con l'arrivo della Serenissima, che, a differenza dei predecessori, garantì numerosi sgravi all'intera zona.
In questo periodo nacque Girolamo Regazzoni, forse il paesano più importante della storia di questo piccolo borgo. Dopo essere emigrato a Venezia, allora il centro di ogni attività, venne eletto prima vescovo di Bergamo, poi nunzio apostolico a Parigi, partecipando pure al Concilio di Trento.
Il termine della dominazione veneta ed il conseguente avvento della Repubblica Cisalpina portò grandi cambiamenti a Valtorta, che si trovò inglobato nel cantone dell'alta Valle Brembana, con capoluogo a Piazza, e si vide revocati numerosi privilegi che la Repubblica di San Marco aveva assicurato per secoli all'intera zona. Gli anni seguenti videro succedere alla dominazione francese quella austriaca, fino al 1859, quando nacque il Regno d'Italia.
I tempi recenti non hanno segnalato episodi di particolare importanza, se non la tragedia causata da una slavina che, nel 1888, causò la morte di trenta persone nella contrada Torre.
Il XX secolo vide la progressiva chiusura delle miniere, che diedero inizio ad un lento ma inesorabile processo di spopolamento. Questo venne parzialmente attenuato dallo sviluppo turistico che ha dato nuovo impulso all'economia locale, aiutata anche dal rilancio dei prodotti tipici locali, in particolar modo in ambito caseario.

Vedeseta è un comune italiano di 205 abitanti in provincia di Bergamo in Lombardia. Il nome Vedeseta potrebbe trarre origine da ''Viticeta'', cioè zona caratterizzata da macchie di Vitex, arbusto conosciuto anche come Agnocasto oppure dal verbo ''videre'' che, riferito a luoghi, assume il significato di ''essere bene esposto''. 
Situato nella porzione inferiore della Valle Brembana non lontano da San Pellegrino Terme (4 km). Il capoluogo si estende lungo la strada di fondovalle, sulla sponda orografica destra del fiume Brembo, mentre gli altri centri abitati sono dislocati prevalentemente sulla sponda sinistra. 

Uffici turistici in rete

Infopoint di San Pellegrino Terme
Via San Carlo, 4 - San Pellegrino Terme
Tel.: 034521020
Email: infopointsanpellegrinoterme@gmail.com
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 17:15

Altobrembo
Ex segheria Pianetti
Via Roma - Olmo al Brembo
Tel.: 3481842781
Email: info@altobrembo.it

Pro Loco Branzi
Piazza Vittorio Emanuele, 6 - Branzi
Tel.: 034571189
Email: info@prolocobranzi.com

Pro Loco Serina
Via Papa Giovanni XXIII - Serina
Tel.: 034566065
Email: info@prolocoserina.it

Infopoint Val Brembilla
Via Don P. Rizzi, 20 - Brembilla
Tel.: 3887777354
Email: prolocobrembilla@gmail.com

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