Il borgo Taramelli è il cuore di Selvino. È un piccolo scrigno di antiche abitazioni attaccate le une alle altre racchiuse intorno ad un caratteristico cortile, sul lato destro di Piazza Europa. In origine faceva parte di una contrada più ampia, una delle più antiche, si chiamava Rialto e comprendeva tutto l’abitato posto all’imbocco dell’antica e trafficata Via Mercatorum che scendeva ad Albino, una serie di mulattiere e ramificazioni attive fin dall’Anno Mille, che dalla Valla Seriana conducevano a piedi in Valle Brembana e poi al Passo San Marco, Cantone dei Grigioni, e quindi in Svizzera e a Coira, in Germania, il traguardo finale dei commerci dell’epoca. Più sotto l’abitato, verso Albino sulla mulattiera della Via Mercatorum ben tenuta e facilmente percorribile, si vede ancora la Fontana del Maso, creata da una sorgente intorno alla quale si sviluppò il borgo, fonte importantissima per l’acqua.
L’accesso al Borgo Taramelli è definito da due aperture: dal versante del Caffè Del Piccinini si incunea uno stretto viottolino molto suggestivo, che permette di ammirare portoni, portoncini, ballatoi e davanzali, scalette, finestre e bifore finemente decorati. Giungendo invece dalla centrale via Monte Rosa, sulla destra, si apre la piazzetta intitolata a Guglielmo Marconi (1874-1937), che in quel periodo incantava il mondo con la scoperta della radio. La sua intitolazione fu un desiderio del signor Casnari, un impresario edile di Selvino che nel 1889 nacque in una delle stanze del lungo fabbricato.
Subito all’angolo del cantone vi era l’Osteria “Vino Buono” che nel tempo ha subito diverse intitolazioni: da “Al Pincia”, poi “Alpina” e quindi “Titti”. Era osteria, trattoria, fiaschetteria e alloggio, negli ultimi tempi anche con girello bocce, un vero e proprio miraggio per i viandanti stanchi e assetati. La sua insegna era rappresentata da Due Spade incrociate in ferro battuto, ancora visibile nel 1956, finita poi al robivecchio straccivendolo e scomparsa. Sulla facciata dell’osteria del “Pincia” c’era la targa con una freccia che indicava “Via Per Albino” e che oggi è stata spostata su una delle case vicine, dato che l’osteria è stata demolita e al suo posto c’è un alberello con aiuola circolare e panchina su cui riposarsi. Entrando nella piazzetta Marconi appare un ampio cortile, quasi squadrato, chiuso da una bassa cinta muraria. È il perimetro su cui fino ai primi anni del Novecento era costruita una grande stalla usata dagli abitanti del borgo.
L’edificio centrale, che fungeva anche da casa fortificata, è un lungo fabbricato di varie altezze e sezioni che si staglia al limitare della piazzetta. È uno dei più vecchi edifici di Selvino, risalente ai primi anni del Cinquecento. Da un lato l’imponente caseggiato dà sul borgo, dall’altro con le finestre delle stanze, oggi suddiviso in negozi e vetrine, edicola, boutique… dà sulla moderna Piazza Europa, un tempo interamente occupata da vasti prati in pendenza, i prati della “Ria”.
Da questo antico caseggiato è stato ricavato il famoso ex Albergo Falcone, certamente il primo albergo di Selvino, segnato al catasto findal 1850. In realtà l’albergo Falcone nasce come succursale dell’Albergo Falcone di Albino, gestito dai fratelli Taramelli, figli di Carlo Taramelli.
Tutto era iniziato nella prima metà dell’Ottocento, quando una legge emanata dal Governo Austriaco permetteva anche ai non residenti di diventare proprietari di terreni e fabbricati. Questa possibilità fece sì che alcuni abitanti della Valle Seriana, soprattutto di Albino e paesi limitrofi, si interessassero a Selvino. Era il periodo delle scoperte, dei viaggi, delle esplorazioni di foreste e deserti, delle scalate alle nuove montagne, ma per chi non poteva attraversare l’Oceano, ecco che poter salire inmontagna vicino a casa diventava un sogno da realizzare. Uomini come i Marinoni, i Birolini, i Taramelli di Albino, il Generale Osio, ma anche il famosissimo Tenore Federico Gambarelli comprarono a Selvino grandi prati conville e villini da costruire, stalle e fabbricati da riconvertire, da ampliare o da trasformare in alberghi e pensioni. Così fecero anche i Taramelli.
Nei primi anni del Novecento l’albergo Falcone, probabilmente in relazione alla suddivisione delle eredità tra i fratelli e per non confonderlo con l’omonimo albergo di Albino, prese il nome della famiglia determinando la definizione anche del piccolo borgo come lo conosciamo oggi.
Risale proprio ai primi anni del Novecento, quando l’albergo venne preso in mano direttamente da Antonio, uno dei fratelli Taramelli, la decisione di abbattere la grande stalla. Erano gli anni in cui nasceva il turismo di villeggiatura, così, per invogliare la clientela a trascorrere lunghi periodi di vacanza a Selvino senza annoiarsi, il Taramelli pensò di dare l’avvio alle prime “animazioni”. Venne abbattuta la grande stalla dando così la possibilità all’albergo Taramelli di creare un giardino recintato con la pista da ballo per gli ospiti dell’albergo.
La facciata dell’ex albergo Falcone è caratterizzata dalla parte inferiore, che corrisponde al piano terra, tutta in pietra, per evitare infiltrazioni di umidità. Due ampi archi, del tutto simili a quelli del ‘400 che si trovano a Serina e risalenti ai primi anni del Cinquecento, formano un doppio porticato, spazioso e ben riparato, che serviva da riposo e ristoro per le carovane di muli in transito lungo la Via Mercatorum. Nel corso dei secoli i due archi vennero chiusi e inglobati nei muri. Poi, tra il 1890 e il1900, in occasione di ristrutturazioni, vennero riaperti.
Dal libro “Selvino, la storia, la cronaca, le memorie” di Giulio Tiraboschi emerge che “alla fine dell’Ottocento il piano seminterrato era ancora adibito a stalla mentre il piano rialzato, corrispondente al livello della piazza Europa, era abitazione e rustico negozio”.
Oltrepassando il doppio portichetto si scopre la meraviglia: un arco con tettuccio simile a un piccolo ponte sospeso detto “Canècc” che funge da porta di accesso interno al borgo vero e proprio. Alla sinistra dell’arco a tettuccio-sospeso è visibile la linea di un arco chiuso da una portafinestra di vetro riquadrato. La linea dell’arco è incorniciata sulla sommità da uno stemma in pietra che reca la data 1563 e si mostra con tre simboli stilizzati e uno più grande al centro. Sopra questo stemma ci si incanta a rimirare un quadro, oggi restaurato, che rappresenta una Madonna con Bambino risalente allo stesso periodo. L’arco con lo stemma era l’antica porta del primo nucleo dell’ex albergo Falcone. Proseguendo lungo la stretta viuzza lo sguardo si riempie di dolce stupore, come nel venir proiettati in un minuscolomondo di fiabe e casette magiche. Il sogno e la Storia abitano ancora a Selvino.