Questo oratorio fu descritto per la prima volta nel 1569 dal canonico Leonetto Chiavone, delegato del cardinale Borromeo. Il visitatore rilevò che la chiesa era consacrata, il suo interno, coperto da soffitto a volta, aveva il pavimento un po’ sconnesso e le pareti quasi per intero decorate da affreschi. L’unica porta si apriva sulla facciata principale decorata da una finestra circolare senza vetri né inferriate. All’epoca la chiesa necessitava di restauri, per cui la sua costruzione doveva risalire a diverso tempo prima, come è provato anche dallo stile degli affreschi, databili all’inizio del Cinquecento.
L’interno è a una navata da cui si accede direttamente al presbiterio, delimitato da una cancellata in ferro; l’altare è addossato alla parete di fondo su cui spicca il bel polittico in affresco del primo Cinquecento, entro cornice lignea policroma. Nel registro inferiore del polittico è raffigurata al centro la Madonna in trono col Bambino, ai suoi lati i Santi Rocco e Sebastiano. Nel registro superiore, al centro, Cristo all’avello e ai lati Santa Brigida e Santa Caterina d’Alessandria. Nell’angolo basso, sulla destra, la figura dell’offerente.
Alle pareti sono appesi quadri di epoca settecentesca: Sant’Antonio di Padova e Antonio abate del Settecento, la Morte di San Giuseppe, la Morte della Vergine, la Madonna del Rosario, la Vergine Addolorata. Alla sinistra del presbiterio è collocata una statua di San Rocco di fattura recente, che ha sostituito quella più antica.