Il Museo è collocato in un edificio seicentesco nel centro storico di Zogno.
Inaugurato nel 1979, il Museo è nato per volere del fondatore Vittorio Polli, che donò la propria abitazione con il desiderio di far conoscere e tramandare usi, costumi e mestieri della Valle Brembana e della sua popolazione.
Nell’aprile del 1982 il Museo riceve a Stoccolma la menzione speciale del premio European Museum of the year Award per la qualità delle sue raccolte e delle sue esposizioni.
L'edificio venne riadattato con il massimo rispetto della sua struttura originaria da casa di abitazione civile a casa atta ad accogliere 12 sale espositive per un totale di 680 mq, è dotata di un giardino di circa 1000 mq arricchito da un leggiadro quadriportico, sotto il quale sono esposti antichi mezzi di trasporto e macchinari primitivi per i lavori nei campi.
I temi etnografici esposti nelle dodici sale sono una trentina suddivisi a loro volta in una settantina di sottotemi in modo da rappresentare gli usi, i costumi e le tradizioni dell’intera Valle Brembana. Le singole sale assumono il nome del tema principale:
- La fucina del fabbro
- La cucina delle antiche case
- La camera da letto
- Il pascolo e il lavoro nei campi
- La lavorazione del latte
- Gli zoccoli, il ciabattino e la caccia
- L’osteria del paese
- I lavori e gli arnesi domestici
- I candelieri, i giochi e la gramola
- I telai, i burattini, i lumi
- La religiosità popolare
- Archeologia e Paleontologia (sala in riallestimento)
Si aggiungono due sale in un edificio annesso al corpo principale allestite con mostre temporanee e uno spazio esterno dove sono esposti antichi mezzi di trasporto e macchinari per il lavoro dei campi.
Nel 1996 il Museo della Valle ha pubblicato il volume “AMARE LE COSE PERDUTE” realizzato a cura di Vittorio Polli. Nel volume, di 191 pagine, l’autore, con l’ausilio di circa 250 foto a colori ha trattato tutti i temi esposti al punto che la pubblicazione può considerarsi a tutti gli effetti un vero e proprio catalogo illustrato. I principali oggetti sono stati fatti rivivere, per un attimo, nella loro originaria realtà d’uso.